(1) Prima del precambriano, poco prima che il Sole s'illuminasse, il suolo della Terra non era interamente piatto. C'erano alcune sommità che potevano essere i bordi dei circhi formati al seguito dello scoppio dei duomi sollevati dai gas, o qualche altura di origine vulcanica, o ancora dei corrugamenti montagnosi che troviamo sui satelliti. Così la Terra se ne andò nel precambriano dove si coprì di acqua. Solo le creste di queste asperità emergevano.
Processo di emersione delle terre
(2) Fino alla fine del precambriano, il nucleo era un po' salito in temperatura e aveva scaldato il mantello di conseguenza. Ma lontana dal Sole, la Terra si trovava nel freddo intenso che ghiacciò l'acqua, probabilmente da un polo all'altro. Così, il freddo esterno finì per raggiungere i strati più caldi e più profondi del mantello. Questo si contrasse su se stesso, facendo emergere le prime distese di terra come il processo che abbiamo evocato precedentemente ed eccolo:

(3) Quest'illustrazione può rappresentare la formazione di un'isola a partire da un vulcano o da una cresta emersa, o ancora alla formazione di un continente, tutto dipende dalle dimensioni che gli diamo. Ma è il principio delle retrazioni degli strati che importa. In quanto la formazione delle alture, che di conseguenza scavò i bacini, si fece a partire da punti duri emersi, o da creste intorno alle quali si producevano questi apporti successivi di terra, rappresentati dalle frecce numerate.
(4) Questi apporti aumentavano ogni volta che la superficie emergeva. Perché, quando si produceva una prima retrazione intorno ad una parte emersa e dura, questo aveva per effetto di scoprire le parti vicine, e più calde ovviamente, che si contraevano a loro volta. Il processo di emergenza dei continenti era allora innescato. Gli apporti di terra continuavano fino al termine di questo fenomeno. Ne risultava una distesa, che poteva essere una grande isola o una piana continentale.
(5) È evidente tuttavia, che secondo le condizioni, questi apporti di terra potevano farsi regolarmente intorno ad un punto emerso, o maggiormente da un lato che dall'altro, o ancora tutto da un lato rassomigliando ad un cumulo di neve. Se le prime contrazioni che si fecero a partire da questi punti duri e spesso longilinei furono di qualche metro per chilometro, i seguenti un po' meno e così via, questo fu sufficiente per far emergere le alture e scavare i bacini dove la terra fu presa. Quel che tuttavia è da guardare come un minuscolo fenomeno a confronto della dimensione del pianeta.

(6) Quest'immagine semplificata ci mostra come l'emergere delle terre scavò di conseguenza i bacini all'inizio dell'era primaria. In base alle retrazioni, capiamo cosicché la faglia originale che separa i due continenti sarà obbligata a svilupparsi, come l'esamineremo. Ma questa figura, aggiungendosi alla precedente, dà un'idea migliore della formazione del rilievo.
La configurazione dei continenti
(7) Certo, le prime terre emerse non avevano ancora la configurazione ed il rilievo che hanno ai nostri giorni, perché è la seconda epoca glaciale che le diede loro. Però, c'erano già vaste distese sotto il Sole all'inizio del primario, e dei bacini conseguenti.
(8) Così, capiamo che i continenti emersero sul posto, là dove sono, e che sono le due epoche d'intensa glaciazione che ne sono responsabili. Ci ritorneremo, perché non si può capire in una sola volta quel che si produsse durante tutto lo spostamento della Terra.
(9) Quando osserviamo il globo terrestre oggi, vediamo che la distesa di acqua è più grande che le parti emerse dei continenti, e che questi continenti hanno spesso delle forme che sembrano poter combaciare se le avviciniamo. Perché è così? La risposta si trova nella figura che rappresenta il ritaglio originale delle calotte continentali, ritaglio che si fece molto prima dell’inizio del precambriano e l’arrivo dell’acqua sulla terra.
(10) Però, per meglio chiarirvi sulla forma attuale dei continenti, ascoltate e capirete! Se con le mani scaviamo una trincea sinuosa nella sabbia in riva al mare (questo è comparabile ad una faglia antica delimitando le calotte continentali) e a partire da essa ne facciamo una valle scostando la sabbia da ogni lato, otterremo due alture di sabbia da ambo i lati della valle avendo per necessità la stessa sinuosità. Ammettiamo che il mare sale e lascia solo apparire la cima delle alture avendo la sinuosità della valle. Vediamo allora che questi due bordi, anche molto lontani l'uno dall'altro, hanno obbligatoriamente le stesse identiche forme ad incastro.
(11) Ebbene, è esattamente per le stese ragioni di trincee (di faglie) e di terra scostata (retrazione dei strati) da ambo i lati della trincea, che i continenti hanno a volte contorni simili, che possono combaciare. Ciò è il caso, ad esempio, per i paesi Africani ed Americani da ambo i lati del bacino Atlantico che li separa e al centro del quale si trova un’antica faglia, diventata una dorsale, come andremo a vedere.
(12) Queste spiegazioni significano, ancora una volta, che i continenti apparvero là dove sono oggi. Emerserò un po’ all’inizio del primario e quasi interamente all’inizio del terziario durante le grandi glaciazioni. Scacciate dunque dal vostro spirito che i continenti sono alla deriva perché, sebbene il mantello si muove leggermente sviluppandosi, non può assolutamente andare alla deriva.
La formazione delle dorsali
(13) Queste faglie di cui parliamo, che sono le fratture originali del suolo delimitando le calotte prima dell'illuminazione del Sole, si aprirono sempre più in profondità negli anni. Fu così, in base alle vive retrazioni delle due epoche glaciali, e in base alla crescita del nucleo che non ha mai smesso. Queste linee di frattura del suolo divennero gradatamente le dorsali che troviamo in fondo ai bacini sotto forma di catene montuose.
(14) In effetti, questi squarci furono ben presto trovati dai gas, poi invasi dalla lava che, spinta dal peso del bacino riempito di acqua, risaliva in superficie. Possiamo paragonare questo ad un foglio di carta strappato in parte nel centro che poggeremmo sul fango fluido e sul quale faremmo pressione: il fango risalirebbe lungo lo strappo e seccando si solidificherebbe. Così, avremmo fatto una dorsale che è come una catena montuosa; in quanto la pressione esercitata sul foglio è paragonabile a quella fatta dal peso dell’oceano che fa risalire la lava. Solidificandosi, questa lava salda le due labbra degli strappi e blocca i continenti tra loro. Con evidenza si tratta del contrario stesso di quel che i geologi insegnano, perché la lava non può avere altra forza che quella che occasiona la sua risalita. Non può dunque assolutamente spostare i continenti come lo pretendono e ancora meno farli piegare lontano, nelle loro parti emerse dove sono più spessi e rigidi ! Questo non è evidente?
(15) Lo sviluppo del nucleo della terra, che si fece lungo le ere, esercitò tensioni tra le calotte continentali. A queste lente tensioni, si aggiunsero quelle dovute alle retrazioni rapide dei strati durante le epoche glaciali, che scavarono i bacini facendo emergere i continenti. Quel che ci permette dunque di capire perfettamente come evolse una faglia che delimita due calotte continentali. Quest’evoluzione, illustrata qui sotto, ci mostra pure che i bacini si scavarono lungo gli anni, localizzando sempre più l’acqua sulle faglie, da ambo i lati di queste.

(16) Come abbiamo visto con l’esempio del foglio strappato che spingiamo sul fango, la pressione che si esercita sul fondo, sia dal peso dell’acqua, sia dalla crescita del nucleo, e dalle retrazioni, obbliga il magma a risalire dalle fessure. Malgrado queste non l’abbiano probabilmente raggiunto il giorno dove si formarono, i gas si sono incaricati di aprirgli delle vie. Risalendo così lungo le faglie e indurendosi dopo al contatto dell’acqua, questo magma formò progressivamente catene di montagne sottomarine che chiamiamo DORSALI. Sotto l’effetto delle tensioni che continuarono ad esercitarsi nei strati più profondi dei bacini, queste dorsali ruppero in diversi punti, dando l’impressione di essere state tagliate.
Il divaricamento dei continenti
(17) Come l’immagine di una persona che non cresce indefinitamente, la Terra cesserà la sua crescita negli anni. Ma da quando è nata e finché si svilupperà nel suo involucro, i continenti si divaricheranno lentamente gli uni dagli altri a partire dalle dorsali. A cosa possiamo paragonare questo fenomeno? Se gonfiamo una sfera molle sulla quale abbiamo fatto dei punti, vedremo che questi punti si divaricano gli uni dagli altri sotto l’effetto dell’aumento di volume. Ecco perché i continenti si divaricano, perché la terra cresce ancora e lo farà finché l’attività solare glielo permetterà. Sappiate dunque capire che i continenti sono effettivamente emersi là dove si trovano ai nostri giorni.
(18) Anche se il nucleo di un astro faceva tre giri su se stesso mentre il suo mantello ne faceva uno solo, non potrebbe esserci alcuna deriva dei continenti, perché questi si appoggiano gli uni contro altri. Affinché possano andare alla deriva, dovrebbero essere separati da larghi mari di magma che raggiungono il nucleo. Ma, anche in questo caso, il magma si solidificherebbe raffreddandosi e bloccherebbe di nuovo tutti i continenti tra loro...
Le fosse marine
(19) Poiché i bacini si allargavano durante l’emergere dei continenti, la trazione esercitata direttamente sulle dorsali divenne sempre meno forte durante le ere, in quanto l’aderenza dei strati sul magma si faceva su una superficie più grande. Possiamo paragonare questo ad una coperta che poseremmo sul fango. Più la coperta sarebbe grande e pesante (peso dell’oceano), più aderirebbe sulla superficie fangosa. Di fatto, sarebbe difficile tirarla a sé dai bordi che finirebbero per strapparsi. È quel che fu per i bordi dei bacini che, durante le ultime grandi retrazioni, cedettero a volte in più posti. Questo creò le fosse marine ai piedi delle montagne che le costeggiano.

(20) Queste fosse, che vediamo qui, sono antichi avvii di frattura formati all'inizio del terziario, e che continuano ad aprirsi in profondità sotto l'effetto della crescita del nucleo. Per questo la Terra trema spesso ai bordi dei bacini, perché ogni nuova rottura dei strati rocciosi scatena un nuovo sisma.
(21) L’immagine qui sopra ci mostra sia il magma, sia il mantello, una dorsale, le altitudini, ma anche una fossa marina. A causa degl’intensi raffreddamenti di cui la Terra è stata oggetto, le catene montuose che costeggiano i bacini sono molto più rigide che negli strati in fondo al mare che, non essendo mai stati esposti ad una temperatura molto bassa, rimangono più morbidi. Si averà quindi che è alla giunzione degli strati marini con quelli della superficie che le trazioni producono spesso rotture e terremoti conseguenti. Ma queste rotture non si producono sempre perché, quando i strati del fondo di un bacino sono in tensione e che si allungano e si affinano, questo non può che occasionare un leggero sprofondamento dei bordi di questo bacino, niente di più. Così, al seguito, potremmo suppore che il livello del mare è salito inghiottendo le case o altre tracce della presenza umana. Quel che constatiamo bene in svariati paesi marittimi del Grande Mare.
(22) Secondo la crescita del nucleo, le acque si ritirano scoprendo sempre più terre qua e là. Quel che talvolta ha per causa di lasciar apparire la muraglia della fossa marina, cioè un precipizio a strapiombo. Ma per meglio rappresentarci l'insieme di questi fenomeni, immaginiamo come se una mano gigante spingesse sul fondo del mare Mediterraneo, questo produrrebbe obbligatoriamente delle fratture tutto intorno al bacino con dei terremoti. Ma questa pressione, che si farebbe sentire fino al magma, avrebbe anche per effetto di far entrare in eruzione i vulcani dei dintorni.
(23) Dal fatto che i continenti si allontanano ancora gli uni dagli altri, il bacino mediterraneo (che prendiamo come esempio) è simile ad una bocca che si apre, e la tensione dei strati del fondo è frequente. Quel che a volte fa variare il livello del mare, provoca terremoti nei dintorni quando i strati rocciosi si spaccano, e generano delle eruzioni vulcaniche.
(24) Essendo legati, tutti questi fenomeni possono prodursi simultaneamente. In quanto, oltre alle rotture dei strati rocciosi e i terremoti che ne risultano, la pressione che si esercita improvvisamente sul magma può provocare la risalita di quest'ultimo dai vulcani rivieraschi e far esplodere i tappi di quelli otturati. Possiamo dunque aspettarci in ogni tempo a questo genere di manifestazioni. Quando avremo spiegato il vulcanismo, apparirà che le catastrofi sono dovute solo all'uomo che si ammassa nei luoghi dove il buon senso comanda di non farlo. Pompei se ne ricorda...
Le fosse terrestri
(25) Abbiamo visto che i continenti sono delle calotte di poco spessore che possono rompersi nelle loro parti emerse (più dure e più spesse) quando sono troppo grandi in confronto alla curvatura del nucleo che non smette di svilupparsi. Nel loro insieme, le parti emerse dei continenti sono quasi interamente rigide su un buon spessore. Essendo così, le tensioni anteriori prodotte dallo sviluppo del nucleo o dai raffreddamenti successivi del mantello, crearono a volte delle fratture all'interno delle terre, e spesso nelle parti rigide delle montagne. Queste antiche fratture (che formarono anche le faglie immerse), divennero i canyon e le gole che le acque imboccano.
(26) Se c'è un solo strato roccioso che si rompe, questo dà un solo terremoto. Ma se c'è una successione di strati che cedono ad una stessa forza, questo creerà dei terremoti ripetuti, che possiamo paragonare ad un pugno di ramoscelli piegati insieme, che si rompono uno dopo l'altro.
(27) Così arricchiti da queste nuove conoscenze, che ci hanno permesso di comprendere tutte le informazioni e capire che non c'è mai stato la deriva dei continenti, possiamo quindi sorvolare le ere per vedere quel che si produsse successivamente durante il serpente.