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Seconda parte: Il ciclo della materia

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Lo sconvolgimento

(1) Quando si apre sul reale, l’uomo spezza i suoi limiti e più niente può rimanere nascosto ai suoi occhi. Questa volta, vedete le cose celesti come sono, perché come un cieco di nascita che apre improvvisamente gli occhi. Si tratta del grande miracolo della resurrezione alla quale voi prendete parte oggi. Ed i mondi meravigliosi avvenire che sono stati mostrati non sono più estranei. Perché ognuno vede che la formidabile semplicità del ciclo della materia è comprensibile da tutti, e che studiandola si arriva obbligatoriamente alla stella (al Sole) ed ai mondi successivi che gli sono legati. Gesù dice di me: esso vi annuncerà le cose avvenire. Benché lontani, questi mondi avvenire ne fanno parte. Ma per vedere più precisamente dove va il mondo fin dalla sua creazione, dirigiamoci adesso verso la nostra Terra benamata, la madre dei viventi, che sarà costantemente al centro di quel che rimane da studiare. Conoscendola, sapremo allora chi siamo, quel che facciamo e dove andiamo.

I modelli

(2) Fin qui, l'elettromagnetismo ci ha mostrato che l'anello di un pianeta dava nascita ad un piccolo astro, che è il modello di nascita di tutti gli astri del cielo. Poi, osservando la sua crescita, l'abbiamo visto diventare come Giove, poi come il Sole. Lì, abbiamo assistito alla nascita di una stella che è il modello di nascita di tutte le stelle. Ora, andiamo a vedere come l'esplosione atmosferica di un astro, che lo fa passare dallo stato planetario allo stato stellare, determina la sorte dei suoi satelliti.

(3) Ricordiamo per prima che gli anelli si formano gli uni al seguito degli altri a partire del pianeta che li genera, e si allargano da esso man mano che ne produce altri. Per questo i satelliti, nati da questi anelli, evolvono intorno alla madre a distanze rispettive. Non sono dunque i satelliti a stabilire l’ordine nel quale essi evolvono intorno alla pianeta, ma gli anelli di quest’ultima. Perciò i satelliti di Giove, che ci servono da esempio, evolvono in un ordine determinato che è quello che noi conosciamo. Essi crescono tranquillamente in quest’ordine, avendo ognuno un’orbita circolare. Per lungo tempo ancora evolveranno in questo modo. Ma questo non durerà sempre, perché è certo che l’esplosione atmosferica di Giove verrà al suo tempo e non mancherà di sconvolgere l’ordine attuale. Si formerà allora un nuovo ordine in questa famiglia dove molti satelliti non occuperanno più il loro posto iniziale.

(4) Questo sconvolgimento si produrrà nella famiglia di Giove, come si è prodotto nella famiglia solare quando il Sole s'illuminò. Quel che ci fa capire che prima tutti i nostri pianeti non occupavano la loro posizione attuale. In mezzo a loro, alcuni cambiarono posto. Dedichiamoci allora a questo fenomeno che sconvolse l'ordine iniziale stabilito, e capiremo finalmente quel che non poteva essere spiegato fino ad oggi.

(5) Ma per rappresentarci quel che fu il disordine momentaneo della famiglia solare (lo sconvolgimento), bisogna considerare per prima che i satelliti (i nostri pianeti ) occupavano, con la loro massa e la loro magnetosfera, tutte le regioni del cielo intorno al Sole che stava per illuminarsi. D'altronde, i nostri pianeti (i satelliti) erano a quei tempi molto più vicini gli uni dagli altri che lo sono oggi. Effettivamente, e come questo si spiega, l'insieme elettromagnetico solare (magnetosfera - linee di forza - anelli) non aveva tempo fa la stessa ampiezza; perché da quando il nostro astro brilla, si è molto espanso, aumentando le distanze che separano i pianeti.

Le forze implicate

(6) Sin dalla deflagrazione dell'atmosfera solare, tre forze si esercitarono su questi satelliti, i nostri pianeti. La prima fu il soffio dell'esplosione che più o meno li spinse; la seconda fu la magnetosfera solare che li trattenne e li riportò; la terza fu il proprio soffio del Sole appena illuminatosi, che li spinse di nuovo. A partire da quest'esplosione atmosferica, i satelliti furono dunque alle prese con queste tre forze. Ma i nostri astri sono delle calamite interdipendenti che, pure fortemente spinti, non poterono sfuggire alla potente magnetosfera solare. Restarono probabilmente tutti in orbita intorno al Sole.

(7) Quale fu il loro comportamento? In primo luogo e come è stato appena detto, il soffio dell'esplosione atmosferica è una forza centrifuga che allontana gli astri in seno alla magnetosfera, la quale, è una forza centripeta che tende a riportarli. Se dunque un satellite è fortemente spinto, ma non sufficientemente per essere scacciato dal suo anello (come il caso di chi si trova in mezzo al numero dei satelliti), inizia degli andirivieni vicino alla stella che si è appena illuminata. Spinto dal soffio dell'esplosione, se ne va essendo in antipesantezza rispetto alla stella. Poi, frenato e fermato dalla magnetosfera della nuova stella, esso è momentaneamente in assenza di pesantezza. Rimane così fin quando la magnetosfera non lo riporta verso la stella, rendendolo pesante questa volta. Quando questo succede e che ritorna verso di lei, non è più il soffio dell'esplosione che incontra, quest'ultimo essendo già passato su di lui da molto tempo, ma il soffio della stella che brilla oramai. Questo soffio contiene allora a poco a poco il suo movimento di ritorno e gli inculca progressivamente un movimento inverso che lo allontana di nuovo, più delicatamente tuttavia e meno lontano che lo fece il soffio dell'esplosione. Ne sarà così fin quando si stabilisce.

(8) L'anello che il satellite del nostro esempio non avrà lasciato, parteciperà a questi movimenti d'andirivieni; questo, perché l'anello fu deformato dall'interno verso l'esterno quando il satellite si allontanava, e dall'interno verso l'esterno quando ritornava vicino alla stella. Tendendo a ritrovare la sua forma circolare, l'anello partecipa così alla stabilizzazione dell'astro. Per ben capire, bisogna sapere che una piccola forza basta per spostare un anello in orbita. Per esempio, vediamo che il soffio di un neonato basta ampiamente a spostare una palla sospesa ad un filo. È lo stesso per gli astri in orbita e in un'assenza di pesantezza, in base al soffio e alla magnetosfera della stella, possono facilmente essere spostati allargando o diminuendo la loro orbita.

(9) Ricordiamo solamente che il soffio della deflagrazione atmosferica strappa i primi satelliti (i più piccoli) dal loro anello e li spinge lontano; urtando fortemente i seguenti (i medi), ma non a sufficienza per strapparli dal loro anello; e spostando pochissimo i più lontani (i più grossi), a causa della loro inerzia maggiore e della diminuzione del soffio. Nel caso in cui l’astro è scacciato dal suo anello, non è più una resistenza in una corrente elettrica e si raffredda rapidamente. Questo è quel che è successo ad alcuni pianeti, mentre invece altri non lo hanno fatto.

Lo spostamento dei satelliti

(10) Se non sono soggetti a collisioni, quando sono proiettati lontani dal soffio dell’esplosione atmosferica, i satelliti non se ne vanno in linea retta ma obbligatoriamente in orbita. Diciamo che la loro orbita, che è circolare prima dell’esplosione atmosferica, diventa a spirale; e queste spire si allungano in funzione della forza del soffio. Ecco come un astro scacciato dal suo posto iniziale può andare e venire vicino alla sua stella prima di stabilizzarsi:

Gli andirivieni di un satellite
39 - Gli andirivieni di un satellite

(11) La prima figura illustra come il soffio dell’esplosione atmosferica allontana il satellite dalla stella. Vediamo che la sua orbita non cessa di crescere durante le sue rivoluzioni, che immaginiamo migliaia di volte più numerose di quelle rappresentate. Finiranno per condurlo su un’orbita lontana e più stabile, mentre arriverà a fine corsa. Sarà dunque di conseguenza la più grande orbita e, il maggior allontanamento dalla stella che questo satellite conoscerà. La figura seguente mostra quel che sarà il ritorno del satellite quando la magnetosfera avrà contenuto e poi invertito il suo movimento. Sempre in orbita a spirale, egli discenderà verso la stella lentamente questa volta, fin quando il soffio di quest’ultima ne controllerà il suo movimento. Qui ancora, a fine corsa, la sua orbita sarà più stabile. E questa stabilità durerà un tempo, il tempo che ci vorrà al soffio della stella per rispedirlo di nuovo lontano, con meno forza però che lo fece l’esplosione atmosferica, dunque meno lontano che la prima volta. Dopodiché, il nostro satellite ritornerà piano piano per poi finire di stabilizzarsi in mezzo alle sue due orbite estremi che avrà conosciuto.

(12) Quel che abbiamo appena visto può riprodursi in questo modo solo per i satelliti che si trovano al centro del numero dei satelliti, che è pure la distanza media che li separa dalla stella. Per esempio, se si allineano undici piccoli sassi su un tavolo, in ordine crescente alla loro taglia, è il sesto sasso di taglia media a trovarsi esattamente al centro del numero. Se si tratta di un satellite, vediamo dapprima che la sua taglia e media, poi che occupa uno spazio medio, e che riceverà mediamente il soffio dell'esplosione atmosferica. È di conseguenza il più rappresentativo. È di lui di cui parlo quando spiego gli andirivieni che fece; ed è alla Terra che penso, vedremo perché fu così per lei.

(13) Questi movimenti di andirivieni sono dunque variabili per ciascun astro. Si producono in migliaia di rivoluzioni per gli uni e in decine di migliaia di rivoluzioni per gli altri. Quello significa tanti anni, e tutti differenti nella durata che è proporzionale all'orbita e alla velocità orbitale dell'astro. Ma, per adesso, è meglio escludere ogni nozione di durata di questi spostamenti, per tener solo conto dell'insieme dell'avvenimento.

(14) Sulle due figure precedenti, vediamo pure che l'astro, così spostato, si troverà nel freddo più intenso quando sarà sulla sua orbita più grande e nel calore più intenso quando sarà sulla sua orbita più piccola. Questi cambiamenti di temperatura dovuti, come l'abbiamo visto, agli allontanamenti e ai riavvicinamenti dell'astro al Sole, così come ai suoi cambiamenti di attività, avranno grosse conseguenze sul suo nucleo e sul suo mantello. Lo osserveremo.

(15 ) Ma, per riassumere quel che abbiamo appena visto e che ci permetterà di proseguire lo studio di tutta la famiglia solare, basta rammentare che il soffio dell’esplosione (molto potente vicino alla stella) perde la sua forza allontanandosi ai confini. Per questa ragione, i satelliti più vicini alla nuova stella sono i più piccoli in taglia e in inerzia e si muovono per primi andandosene più lontano, essendo maggiormente spinti. Quanto ai satelliti più grossi, i più lontani e i più grandi in inerzia, sono con evidenza coloro che si sposteranno per ultimi e di meno, perché il soffio si è già attenuato quando arriva su di loro. Siamo dunque qui in una situazione di scontro possibile tra i satelliti, in quanto essi si trovano e si spostano sul piano degli anelli dell’astro che s’illumina. Alcuni scontri sono allora inevitabili, ma necessari, in quanto senza essi non saremmo forse qui oggi. Non ne siate sorpresi, perché la Luna, che fu intercettata e adottata dalla Terra in questo modo fu un elemento preponderante per la manifestazione della vita sul nostro pianeta. Questi urti di astri non sono dunque delle catastrofi, perché quando succedono, l’uomo, che è l’ultimogenito, non è ancora creato.

L'ordine primale

(16) Conoscendo il contesto nel quale si produsse lo sconvolgimento dei satelliti, possiamo adesso ricostituire l’ordine primale della famiglia solare, per vedere qual era il posto dei nostri astri prima dell’esplosione atmosferica del Sole. In funzione di quel che abbiamo appreso e di ciò che ne osserviamo, possiamo posizionarli in quest’ordine:

L' ordine antico e presunto della famiglia solare
40 - L'ordine antico e presunto della famiglia solare

Quest’ordine, che è concepito secondo la taglia approssimativa del nocciolo degli astri, non significa che sono rigorosamente esatti; perché sappiamo che in una famiglia umana per esempio, la statura dei bambini non indica sempre l’ordine di nascita. Ma ci sono altre ragioni perché noi ricostituiamo quest’ordine così, e le vedremo. Per avere una referenza, teniamolo però così ed esaminiamo quel che è diventato.

(17) Un pianeta o un satellite è obbligatoriamente una sfera metallica, fredda interiormente, circondata da un leggero mantello che può essere spezzato. Se dunque ammettiamo che prima dello sconvolgimento c'era un astro al posto della cintura di asteroidi, ne concludiamo che quest'astro conosciuto fu colpito in pieno è spezzato da un altro astro. È possibile tuttavia che soltanto il nucleo di quest'altro fu scacciato mentre il mantello rimase lì sul posto, frantumato in mille pezzi. Questo nucleo che sarebbe stato fortemente spinto da Marte in questa circostanza, potrebbe essere Plutone che ritroviamo oggi ai confini della famiglia solare. Se la taglia di quest'ultimo è simile a quella della Terra, si tratta certamente di quest'astro che fu scacciato da Marte. Al contrario, se la sua massa è molto più piccola e leggermente inferiore a quella della Luna, allora si tratta dell'ultimogenito del sole (come sulla figura) che fu scacciato molto lontano.

(18) Notiamo che su quest’allineamento, la Terra era posizionata al centro del numero dei satelliti del Sole. Questa posizione è privilegiata, perché è evidente che il soffio dell’esplosione non spostò la Terra come spostò gli astri che si trovano da questa parte al di là della sua posizione. In effetti, quelli che si trovano tra lei e il Sole furono maggiormente scossi che quelli che vengono dopo di lei. Capiamo allora che forse Plutone, la Luna, Mercurio, e sicuramente Marte, furono scacciati dal loro anello e si raffreddarono. Mentre Venere, la Terra, Giove, Saturno, Urano e Nettuno non l’hanno fatto, essendo stati meno colpiti dal soffio che era maggiormente attenuato. Spinta da questo vento, la Terra non lasciò il suo anello, lo deformò solamente. Ed è per questo che fece degli andirivieni vicino al Sole che noi esamineremo in dettaglio, in quanto sono loro che crearono il suo volto, in base ai grandi scarti di temperature che conobbe.

Il cambiamento d'ordine

(19) PLUTONE, probabilmente l'ultimogenito e più vicino al Sole, fu spinto ai confini della famiglia solare. Se fosse il pianeta sconosciuto urtato da Marte, fu lo stesso. Comunque sia, quest'astro fu fortemente spinto nel lontano spazio, di conseguenza, in orbita inclinata in rapporto al piano degli anelli del Sole.

(20) LA LUNA è sorella degli altri pianeti, e una delle ultime nate. Fu proiettata con forza dal soffio dell'esplosione atmosferica. Al seguito del suo pericoloso spostamento, sul quale torneremo presto, fu intercettata dalla Terra che la captò con la sua potente magnetosfera.

(21) MERCURIO è un piccolo pianeta, approssimativamente due volte più grande della Luna. La sua orbita inclinata in rapporto al piano degli anelli solari, testimonia di uno scontro con un altro astro (con Marte probabilmente) che lo fece rimbalzare per tornare là dove si trova oggi.

(22) MARTE, più grosso di Mercurio e due volte più piccolo di Venere, si trovava certamente tra Mercurio e Venere. Senz'altro colpito sin dall'inizio da Mercurio, questo pianeta sorpassò Venere e la Terra senza ingombri. È però molto probabile che abbia in seguito urtato in pieno il pianeta sconosciuto, che sarebbe all'origine dei pezzi che compongono la cintura di asteroidi. Marte sarebbe allora rimasto sul posto, non avrebbe avuto che un leggero rinculo che lo posizionò là dove si trova. La faglia, larga e profonda, che occupa il suo mantello raffreddato, testimonia di una forte collisione. Deimos e Phobos, satelliti di Marte, non sono due piccoli astri ma due frammenti di crosta che attestano ugualmente e con forza quel che è stato appena detto.

(23) VENERE, più grande di Marte è quasi della taglia della Terra, ha certamente fiancheggiato da vicino il nostro pianeta. In effetti, più fortemente spinto che la Terra, questo pianeta fece degli andirivieni come lei, ma di maggior ampiezza. Diciamo che ha alternato di ambo i lati la sua orbita sulla quale ha finito per stabilizzarsi. Quest'orbita circolare che gli conosciamo oggi, indicherebbe che questo pianeta non conobbe nessuna collisione con un altro astro. Qualunque cosa fu, sembra che Venere non abbia mai lasciato il suo anello, perché la sua gigantesca atmosfera testimonia un intenso vulcanismo.

(24) LA TERRA lo stesso effettuò degli andirivieni che studieremo, ma che furono meno pronunciati di quelli di Venere. Non lasciò dunque il suo anello originale, lo deformò solamente. Il che la salvò da un raffreddamento e gli diede un volto eccezionale.

(25) IL PIANETA SCONOSCIUTO era, come abbiamo appena visto, un astro che doveva trovarsi tra la Terra e Giove. Se così fu, quest'astro era caldo esteriormente come Giove, e certamente possedeva piccoli satelliti che sarebbero restati allo stesso posto durante lo scontro con Marte. Questi si troverebbero allora tra i frammenti di quest'astro frantumato, che compongono oggi la cintura di asteroidi.

(26) GIOVE, SATURNO, URANO, NETTUNO più vecchi, più grossi e più lontani dal Sole che i pianeti interni, hanno subito piccoli spostamenti in confronto agli altri e non hanno mai lasciato il loro anello. I loro movimenti da ambo i lati della loro orbita contemporanea essendo trascurabile, questi astri non cessarono di aumentare in temperatura e di crescere di conseguenza.

Il nuovo ordine

(27) Benché incerto, l'ordine primale della famiglia solare è molto vicino alla verità, così come le peripezie degli astri che cambiarono quest'ordine. Ma importa poco sapere esattamente chi era dove prima dell'esplosione atmosferica, e chi ha fatto cosa nel disordine che seguì quest'esplosione. Ciò che conviene capire, è che l'ordine primale fu differente da quello dei nostri giorni, e che la Luna è sorella della Terra. È anche incontestabile che gli astri che lasciarono il loro anello si raffreddarono immediatamente e rimasero tali e quali, mentre coloro che non lo lasciarono aumentarono in temperatura e continuarono la loro evoluzione. Ecco dunque il nuovo ordine che si è creato nella famiglia solare:

Il nuovo ordine della famiglia solare
41 - Il nuovo ordine della famiglia solare

(28) Allineando questa volta i nostri astri in quest’ordine che è quello dei giorni nostri, noteremmo che se la Luna è rimasta nel mondo solare, Plutone ha forse già cambiato mondo; in quanto quest’astro potrà essere disturbato poi captato da Nettuno quando s’illuminerà o da uno dei suoi satelliti nel quale sarà coinvolto. Plutone non è più su un anello del Sole, perché il più lontano dei suoi anelli è occupato da Nettuno. È dunque instabile sulla sua orbita e non resterà così per sempre. Un astro può dunque passare da una famiglia (la famiglia solare) ad un’altra famiglia (Nettuno) in questo modo, come lo fanno a volte i corpi solidi strappati agli astri durante gli scontri dovuti al sconvolgimento. Allora, diremo: se Plutone o un altro astro possono passare dal mondo solare nel mondo di Nettuno, possiamo essere certi che la Luna non proviene dal mondo della stella madre del sole? Io rispondo che se questo è il caso per la Luna, questa è allora più anziana della Terra. Ma uno dei nostri astri può anche venire da molto lontano, pure più lontano della stella nonna del Sole. Perché, quando Nettuno brillerà per esempio, Plutone potrà essere spinto più lontano ancora essendo captato da questa stella nuova. Poi una delle sue pianestelle potrà respingerlo di nuovo, e così via...

(29) Gli astronomi constatano, meravigliati, che Plutone è un pianeta tanto brillante quanto una stella. Quello sarà spiegato; in quanto vedremo che quest’astro, che si è interamente raffreddato dopo aver lasciato il suo anello e che occupa oramai una regione del cielo dove la temperatura è molto bassa, è interamente ricoperto da un oceano di ghiaccio. Così essendo, la radiazione solare ci è rinviata da Plutone come lo sarebbe da uno specchio. Dove il suo aspetto quasi stellare.

Il riscaldamento dei pianeti raffreddati

(30) Oramai, capiamo quel che fu il rapido raffreddamento dei pianeti scacciati dal loro anello originale. Ma, poiché lo sconvolgimento è finito e che si è ristabilito un nuovo ordine, i pianeti raffreddati non si riscalderanno? Rispondo che effettivamente questo è già in atto per coloro che hanno ritrovato un anello. Però, ci vorrà molto tempo per riuscirci, in quanto il riscaldamento di un nucleo (che occupa quasi l'intero volume dell'astro) è infinitamente più lungo che il tempo che impiegò a raffreddarsi. Ma, più avanzeremo negli anni, e più i gas emergeranno dal mantello interamente solidificato di questi pianeti. In base a questo riscaldamento progressivo, la poca acqua che si è infiltrata e ghiacciata nei strati profondi del loro mantello risalirà probabilmente alla superficie, spinta dal calore interno. Tuttavia, su Mercurio, quest'acqua si evaporerà e rimarrà nella sua atmosfera, a causa del forte calore solare nel quale quest'astro evolve. E su Marte, quest'acqua che si evaporerà il giorno, si condenserà la notte sulle calotte glaciali tanto è bassa la temperatura che non permette il ciclo dell'acqua. Di conseguenza, capiamo già che l'esistenza delle creature è impossibile su quest'astro.

(31) Lo sconvolgimento dà una visione più esatta di quel che fu per i nostri pianeti fino ad oggi. Noi sappiamo che i pianeti all’interno della cintura di asteroidi continueranno ad attivare il Sole e l’accompagneranno nel suo percorso, senza che alcuni di essi diventino stelle. L’attività elettromagnetica ne dà le ragioni. La prima, è che un pianeta può solo salire in temperatura e creare l’esplosione della sua atmosfera se evolve su un anello molto grande, molto lontano dalla stella. La seconda, è che un gran numero di masse di satelliti è necessario per aumentare l’attività di un pianeta finché brilli. Non riempiendo queste condizioni, i pianeti interni resteranno dunque dei pianeti e accompagneranno il Sole fino nel cuore della Galassia. Tal è la loro missione, che consiste nel far vivere un mondo in cima al quale Dio piazza l’uomo affinché sia membro della Sua esistenza e custode delle Sue opere. Cose che non sapevate e non facevate.

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